martedì 19 marzo 2013

Parola d’ordine: cura del territorio. Il corteo No Ponte dice no al pagamento delle penali


di Eleonora Corace
Marzo, mese di mobilitazione a livello nazionale contro le grandi opere. Ieri, sabato 16, il corteo No Ponte per dire no al pagamento delle penali, dopo il de finanziamento del progetto. Il 23 si svolgerà la manifestazione No Tav in Val di Susa e il 30 il No Muos a Niscemi
“Chi non è pronto a lottare per ciò che ama dovrà rassegnarsi ad accettare ciò che gli resta”. Così un militante della delegazione di No Tav che dalla Val di Susa è scesa in appoggio del corteo No Ponte di sabato 16 e della manifestazione nazionale contro il Muos a Niscemi, giorno 30 Marzo. Siamo a fine corteo, a Piazza Municipio. La manifestazione ha preso le mosse da Piazza Cairoli nel pomeriggio con la fisiologica oretta di ritardo, per permettere alla gente di raggrupparsi con comodità, soprattutto per i tanti attivisti giunti da fuori Messina, Reggio Calabria, Barcellona e Milazzo in testa.
Al contrario di quanto annunciato dalle previsioni, il tempo è stato clemente, e ante le adesioni, non solo formali, a quella che alcuni hanno definito “l’ultima manifestazione No Ponte” ed altri, invece, considerano la prima di un nuovo capitolo. Quello che si oppone non all’opera in sé – essendo il progetto definitivamente archiviato, a quanto pare – ma alle sue conseguenze. Conseguenze che si possono quantificare materialmente in una cifra enorme, ovvero: un miliardo e duecento milioni di euro. Tale è l’ammontare della penale richiesta dalle società Impregilo ed Eurolink per inadempimento del contratto. Vedendo nelle ipotesi delle penali un vero e proprio ricatto, i Nopontisti sono nuovamente scesi in piazza per dire no al pagamento delle penali – “dovremmo essere noi cittadini a venire risarciti dopo anni di illusioni  e soldi pubblici sprecati” dichiarano – e il definitivo scioglimento della Stretto di Messina spa. Cosa che potrebbe finalmente chiudere la partita.
In piazza, dietro il sound system, hanno sfilato attivisti, semplici cittadini ed appartenenti a varie associazioni e partiti. Da Legambiente alla Federazione dei Verdi, passando per il WWF. Da Rifondazione Comunista a Sinistra Ecologia e Libertà oltre all’Arci Thomas Shankara, Consumatori Associati e il sindacato Orsa. Dal Movimento 5 Stelle, che aveva già annunciato l’adesione al corteo, al Partito Democratico, rappresentato, tra gli altri, daGiuseppe Grioli, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo e Santi Interdonato. Non poteva mancare Renato Accorinti, con la tradizionale felpa rossa No Ponte, e il giornalista e scrittore Antonio Mazzeo, letteralmente avvolto in una bandiera No Muos. Presenti anche Gino Sturniolo e Marco Letizia, autori insieme a Luciano Marabello dellibro “Il Ponte sullo Stretto e l’economia del debito”, di recente pubblicazione. Non potevano mancare, inoltre, i membri del Teatro in Fiera Pinelli occupato il 15 dicembre e divenuto itinerante dopo lo sgombero del 14 febbraio.
Così Gino Sturniolo sintetizza l’unione di tante sigle, a volte molto diverse tra loro, con uno sguardo retrospettivo al lungo percorso della battaglia contro il Ponte: “La storia del movimento No Ponte è lunghissima e finirà con la cancellazione del progetto e delle penali. Nel corso di questa storia ci siamo firmati in vario modo: coordinamento, Forum, Rete, Movimento. Alcune volte abbiamo raccolto le adesioni, altre volte non l’abbiamo fatto. Alcune volte abbiamo portato le bandiere delle varie organizzazioni e associazioni che compongono il Movimento, altre volte non lo abbiamo fatto. In alcuni casi abbiamo fatto i comizi finali, in altri casi non li abbiamo fatti. Delle volte sono intervenuti i rappresentanti della varie sigle, in altri non gli è stata data parola. Alcune volte abbiamo litigato, il più delle volte siamo riusciti a metterci d’accordo.  L’assenza di una sigla è, evidentemente, il riconoscimento di tutti i percorsi che hanno composto il movimento. Di tutti. E’ un ringraziarci reciprocamente per quello che ognuno ha dato.  Una comunità in movimento, questo siamo stati. Questo siamo”.
Nell’ottica dell’unione a livello nazionale di tutti i movimenti territoriali che si battono contro la politica delle grandi opere il prossimo appuntamento sarà il 23 Marzo in Val di Susa per manifestare contro l’Alta Velocità, per chiudere poi il mese di mobilitazione a Niscemi dove da mesi, ormai, i comitati cittadini sono in presidio permanente per opporsi alla realizzazione del sistema satellitare ad alta frequenza nella base militare americana, limitrofa alla riserva naturale.
Quello che il movimento del No al Ponte continua a chiedere è di realizzare, piuttosto, le cosiddette “infrastrutture di prossimità”, garantendo in questo  servizi, trasporti ed infrastrutture. No alle cattedrali nel deserto. No alle chimere di sviluppo. Si alla cura del territorio.
Fonte: http://www.tempostretto.it/news/contro-grandi-opere-parola-d-ordine-cura-territorio-corteo-ponte-dice-pagamento-penali.html

Messina – Manifestazione No Ponte: “Riprendiamoci il futuro”



DSCF9205
“Dalla truffa del Ponte alla rinascita del territorio” era il titolo dato alla manifestazione dai militanti del movimento che si batte da sempre contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Ed era proprio sulla reale situazione, sulla “verità” riguardo quest’ultima, che occorreva sensibilizzare la città ed il territorio, facendo chiarezza sulle motivazioni dell’evento,  apparso agli occhi di molti come superfluo, secondo l’idea diffusa che “tanto il Ponte non lo faranno più”.
DSCF9207
Sta di certo che veder manifestare contro un’opera “fantasma” non è un’ un’occasione frequente, ma qui di motivi ce ne stanno ed anche tanti.

Innanzitutto è stata la prima manifestazione, sulla considerevole cifra di ben 16 svolte finora, indirizzata, più che al Ponte fine a se stesso, contro tutto il sistema che ha alimentato il suo iter con uno sperpero di denaro senza precedenti, di cui, adesso, fanno da corollario le tanto agognate “penali” richieste dal general contractor Eurolink, dopo aver richiesto la rescissione del contratto con la società Stretto di Messina.
DSCF9210DSCF9280DSCF9283DSCF9286DSCF9301IMG_8497IMG_8498IMG_8499IMG_8503
Il contratto d’appalto che prevedeva la progettazione e la realizzazione dell’opera, dal 1° Marzo scorso, a seguito della mancata firma dell’accordo aggiuntivo al contratto del 2005, è di fatto diventato carta straccia, per cui adesso si attende che il Governo sciolga la società Stretto di Messina e metta definitivamente la parola “fine” a tutta la questione.

Pertanto è stato questo, in primo luogo, l’obiettivo della manifestazione, ma ad esso va aggiunto quello che alla città sta più a cuore, chiesto oggi a gran voce dai manifestanti: che non venga riconosciuta alcuna penale a beneficio delle imprese, la cui cifra richiesta ammonterebbe a circa 1, 2 miliardi di euro. Roba da far rizzare i capelli agli abitanti di un territorio, come quello messinese, che necessita di un’infinità di interventi che attengono alla sicurezza sismica ed idrogeologica ed alle piccole e medie infrastrutture che migliorino la qualità della vita, le cosiddette opere di prossimità.
DSCF9220
Si protestava, poi, perché in mezzo a tutto questo esiste ancora un progetto da bocciare, che nonostante tutto sta seguendo il proprio iter e che proprio per questo apre vari spiragli d’inquietudine: ha da poco ottenuto, incredibilmente, il benestare del Ministero dei beni Culturali ed adesso si appresta ad essere vagliato nell’ambito della procedura per la Valutazione dell’Impatto Ambientale, con una ferrea opposizione delle associazioni ambientaliste.

DSCF9224
Erano circa duemila, ieri pomeriggio, le persone che per questo si sono unite in protesta, manifestando in corteo, e la cifra era sicuramente importante considerati tanti fattori, primo di tutti il maltempo che ha imperversato per tutta la mattinata ed in secondo luogo, ovviamente, la confusione che regna tra la gente sull’epilogo della questione legata alla grande opera.

Per la prima volta in assoluto, la manifestazione ha avuto una valenza più generale essendo la prima delle tre previste in associazione ai movimenti No TAV e No MUOS che sfileranno, rispettivamente, il sabato successivo in Val di Susa ed il prossimo ancora, 30 Marzo, a Niscemi.
DSCF9228
Erano presenti, in discreto numero, rappresentanze anche di questi altri movimenti, che hanno seguito con propri striscioni il corteo partito intorno alle 17.00 da Piazza Cairoli, proseguito sul viale San Martino, via Geraci, via Cesare Battisti, Via Garibaldi, per concludersi a Piazza Unione Europea, dove, nel corso del sit-in conclusivo, hanno preso la parola i rappresentanti dei tre fronti di lotta.

Assieme a loro hanno sfilato le associazioni ambientaliste WWF, Legambiente, Italia Nostra, nonché rappresentanti della società civile messinese che avevano dato la loro adesione alla manifestazione, e quei partiti politici che si sono storicamente dichiarati contro la realizzazione della mega-opera, come quelli della Federazione della Sinistra, Verdi, P.C. dei Lavoratori, SEL, il circolo cittadino PD “Libertà”, ai quali si è aggiunto, in veste ufficiale, il Movimento 5 Stelle.
DSCF9230
Presente, anche una delegazione calabrese proveniente dalla Piana di Gioia Tauro, che si batte per la difesa del territorio contro la prevista realizzazione di un imponente degassificatore che al momento è su tute le cronache.

Dall’altoparlante posto sul mezzo che faceva da apripista al corteo, sono state enunciate le motivazioni della protesta e rappresentati gli ultimi risvolti legati al Ponte con tutti i rischi che ne conseguono riguardo il possibile ulteriore sperpero di denaro pubblico. Rappresentanti dei movimenti cittadini hanno, inoltre, ricordato la recente esperienza del teatro “Pinelli” con il quale, seppur con tanti disagi che hanno portato a spiacevoli risvolti, senza alcun impiego di denaro, era stata data alla città la possibilità di fruire di un bene abbandonato. I manifestanti chiedono spazi comuni, luoghi di cultura e convivialità, strutture che migliorino la qualità della vita, non mega-opere con le quali si è solo sperperato denaro pubblico facendo perdere opportunità di crescita alla città.
“Il contagio non si arresta”, portava scritto lo striscione firmato “Teatro Pinelli”.
I riferimenti, poi, a TAV e MUOS: “In Val di Susa si vuole costruire una linea ferroviaria che costa 22 miliardi di euro, che non giova a nulla – dicevano i manifestanti -  e poi tolgono i soldi da stanziare per le scuole ed i territori. A  Niscemi stanno realizzando il MUOS, che giova alle guerre del terzo millennio. Trattano la Sicilia come una colonia, e noi diciamo No a tutto questo”.
DSCF9237
Ed un coro generale, di tanto in tanto, tuonava dalla parte centrale del corteo, lanciato dai giovani di Niscemi, che idealmente percorreva in su tutta l’Italia: “Dalla Sicilia alla Val di Susa, la lotta non si arresta, la terra non si abusa”.

In sintesi si chiede: la rinascita del territorio con rispetto per l’ambiente, la tutela della salute, cultura e lavoro.
DSCF9247
In mezzo a tanti colori e fragori, per la prima volta, dopo tanti anni di faticosa ed appassionata lotta No Ponte, c’era un grande assente: lo storico, enorme striscione rosso che sin dalla primissima manifestazione ha sempre aperto tutti i cortei.

Un vero simbolo, un vessillo che sembrava indistruttibile. Era troppo consunto e malconcio per affrontare quest’ultima sfida, che più di ogni altra guarda al domani.
Corrado Speziale (testo e foto)
IMG_8508IMG_8516IMG_8521IMG_8524IMG_8527IMG_8529IMG_8537IMG_8544IMG_8545IMG_8547IMG_8553IMG_8556IMG_8558IMG_8565IMG_8588IMG_8589
DSCF9251DSCF9258
DSCF9261DSCF9269DSCF9270DSCF9272DSCF9275DSCF9276DSCF9277DSCF9279
Fonte: http://www.scomunicando.it/cronaca-regionale/messina-manifestazione-no-ponte-riprendiamoci-il-futuro

Il ponte che non c'è continua a consumare risorse


di Tonino Cafeo

Per essere praticamente un fantasma il Ponte sullo stretto continua a suscitare mobilitazioni. Sabato sera per le vie di Messina circa duemila persone hanno manifestato contro la grande opera che continua a consumare risorse finanziarie nonostante sia formalmente uscita dall’agenda politica italiana lo scorso primo marzo.
“ L’attenzione nei confronti del Ponte non deve calare” afferma la Retenoponte, che ha indetto l’appuntamento di lotta “ per due motivi. Il primo è che un’opera che sembra fuori gioco potrebbe ancora rientrarci, dati i movimenti che avvengono in alcuni ministeri. Il secondo è che il ponte più che un manufatto è un processo che consuma risorse preziose. A cominciare dall’esosa penale di ben un miliardo di euro che Impregilo ha già iscritto nel proprio bilancio”.
A dare ragione ai noponte ci ha pensato la Commissione nazionale per la VIA che ha letteralmente deciso ieri di non decidere in merito all’impatto ambientale del progetto definitivo, mentre è dei giorni scorsi la notizia che il Ministero dell’Ambiente ha dato al medesimo il proprio nulla osta.
Così la festa per la fine di un incubo è diventata anche l’occasione per allargare l’orizzonte delle lotte a tutte le aggressioni al territorio a sud come a nord. Oltre alle delegazioni No tav e NoMuos c’erano in piazza i calabresi che si oppongono al progetto di un rigassificatore nel territorio di Rizziconi, i militanti messinesi che hanno dato vita all’esperienza del Teatro Pinelli Occupato e, naturalmente, i gruppi e le sigle che da quindici anni si battono contro i megacantieri, dalle associazioni ambientaliste (WWF, Italia Nostra, Legambiente) ai partiti come SEL, Rifondazione Comunista, PCL. Presenti in ordine sparso anche i circoli del PD e il segretario messinese del partito di Bersani che da anni in riva allo stretto ha una posizione contraria al Ponte.
“Oggi Abbiamo vinto” ha detto Gino Struniolo, storico esponente dei Noponte a fine corteo, “ perché il ponte si è accartocciato su se stesso. E’ necessario però cambiare strategia . E’ difficile manifestare quando si da per scontato che un opera non c’è più .”
“La cosa più importante ottenuta in dieci anni di mobilitazione” ha proseguito “è stata costruire un immaginario diverso. Ora si tratta di trasformare questa lotta in una lotta per la democrazia per un nuovo uso delle risorse e per i beni comuni”. Per il movimento Noponte non è dunque giunta ancora l’ora di andare in pensione. L’impegno sul territorio e oltre proseguirà fino a quando non sarà chiaro che la società Stretto di Messina spa verrà chiusa e risorse economiche che ad oggi Impregilo pretende a titolo di risarcimento per un opera mai realmente avviata non verranno impiegate per il “risanamento del territorio e la sua messa in sicurezza, le piccole opere di prossimità,il rilancio dei trasporti regionali e locali alla portata di tutti.” Per questo le associazioni ambientaliste hanno chiesto “l’individuazione del commissario liquidatore della Stretto di Messina spa per il completamento formale della procedura di superamento del progetto del ponte avviata con la rescissione dei contratti avvenuta il primo marzo scorso”.
La manifestazione messinese è stata la prima di una serie di appuntamenti che vedranno il popolo che si oppone alle grandi opere scendere in piazza contro il Tav in val di Susa e contro il Muos a Niscemi (Cl) rispettivamente il 23 e il 30 marzo prossimi. Delegazioni noTav e noMuos hanno partecipato al corteo in riva allo stretto. L’alleanza delle vertenze territoriali si estende e si rafforza.

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9200/

venerdì 15 marzo 2013

NO PONTE A MESSINA - “La questione Ponte non è affatto chiusa”

I no-pontisti messinesi chiedono che venga messa la definitiva “pietra sopra” sul progetto della mega-opera, e di tutto ciò che le ruota intorno, e per questo sabato prossimo si raduneranno e sfileranno per l’ennesima volta in corteo, alle 16.00, con partenza da Piazza Cairoli.
IMG_8464La manifestazione avrà una valenza anche più generale, essendo la prima delle tre previste in associazione ai movimenti No Tav e No MUOS che sfileranno, rispettivamente, il sabato successivo in Val di Susa ed il prossimo ancora, 30 Marzo, a Niscemi.
IMG_8476Lo hanno spiegato gli attivisti stamattina nella conferenza stampa che si è tenuta nella saletta Commissioni della Provincia Regionale, nella quale sono intervenuti i militanti “storici” della Rete NoPonte, assieme ad alcuni giovani rappresentanti dei movimenti cittadini che della vicenda ne hanno fatto una primaria ragione di lotta.
Dal il 1° Marzo scorso, con la mancata firma dell’accordo aggiuntivo al contratto del 2005 da parte del general contractor Eurolink, previsto nel  D.L. 187 del 2012, per legge e di fatto, la questione Ponte sullo Stretto sembra definitivamente chiusa e per questo si attende che il Governo faccia il prossimo passo: decretare lo scioglimento della Società Stretto di Messina, nominando un commissario liquidatore.
Ma come l’esperienza insegna, “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” è un detto che alla questione della più ambigua e controversa “idea” di mega-opera della storia italiana, si abbina perfettamente.
Ma c’è di più, perché adesso, al di là del “Ponte Tiramolla” come risibile idea fine a se stessa, c’è la questione delle penali che incombe: è questo l’ambìto target del consorzio di imprese che ha come capofila Impregilo, la cui cifra richiesta ammonterebbe al netto ad 1,2 miliardi di euro, su 8,5 che è il costo ipotizzato dell’opera. Ed è questa “idea”, che a differenza dell’altra è molto più concreta e calcolata, che dà segnali d’allarme agli attivisti che per questo hanno scelto di scendere ancora una volta in piazza a protestare.
“Quelle penali sono un’ipoteca sulle spalle di tutti, non solo dei messinesi, che aggraverebbe il debito pubblico in buona parte già causato da società private che hanno speculato sulle spalle degli italiani”, ha detto stamane ai giornalisti Marco Letizia, tra gli autori del libro “Il ponte sullo Stretto nell’economia del debito”, edito da Sicilia Punto L , curato da Luigi Sturniolo.
“Da quando si è capito che il vero Ponte non era tanto il manufatto fine a se stesso, ma il suo iter ed il meccanismo che lo teneva in piedi, l’impegno del nostro movimento si è concentrato sul problema delle penali” ha proseguito Letizia, come per dire, a buona ragione: ve l’avevamo detto. Ed ha concluso: “Per questo abbiamo l’obbligo morale e politico di scendere in piazza, perché il nostro territorio, in questo momento, con i disastri economici ed infrastrutturali in atto, non può permettersi di veder dilapidare simili risorse. Chiediamo, piuttosto, che quei soldi vengano spesi per opere utili, come le opere di prossimità e la messa in sicurezza del territorio. Scendiamo in piazza per dire un No, ma anche tanti Sì.”
IMG_8477Il contratto d’appalto dell’opera, stando così le cose, non è più valido, ma l’iter progettuale no si arresta. Ed in questo senso l’esito si preannuncia determinante riguardo eventuali, per non dire ormai scontati, contenziosi che costerebbero fior di quattrini.
“Lettera aperta a Monti: Il Governo liquidi la Stretto di Messina S.p.A. e liberi 8,5 miliardi di euro per investimenti nel mezzogiorno”, titola la nota che il WWF, assieme alle altre associazioni ambientaliste FAI, Italia Nostra, Legambiente e MAN, ha inviato oggi al Presidente del Consiglio. Nella missiva, le associazioni, parlano specialmente di un “progetto insostenibile”.
E’ stata Anna Giordano, figura storica dell’ambientalismo messinese, tra i responsabili nazionali del WWF, presente in conferenza stampa, che su questo ha fatto il punto della situazione, non nascondendo le proprie preoccupazioni: “In questi giorni, la valutazione dello studio sull’impatto ambientale passerà a vaglio della commissione nazionale VIA. Le associazioni ambientaliste che ne hanno seguito l’iter sin dal 2003 hanno inviato una diffida e una richiesta di accesso agli atti, ricordando al Ministero dell’Ambiente che ci sono moltissime contraddizioni e lacune anche gravi riguardo l’impatto ambientale del Ponte e che pertanto è da scongiurare un qualsivoglia parere favorevole all’opera sulla procedura VIA. Ma sappiamo, purtroppo, che dal Ministero ai Beni Culturali è invece uscito un parere favorevole che ci riserviamo di studiare e valutare.” Lancia, dunque, il suo appello per la manifestazione di sabato: “Invitiamo tutti i cittadini a partecipare perché quei soldi non possono imboccare la strada delle penali, che al momento non esistono, bensì quella della messa in sicurezza del territorio e del vivere civile dei cittadini, punti prioritari per chiunque voglia amministrare la città”. E conclude: “Sulla questione Ponte non bisogna cullarsi perché la parola fine non è assolutamente certa”.
IMG_8485Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore eco-pacifista di lungo corso, anch’egli, tra l’altro, coautore del libro curato da Sturniolo, ha manifestato così il suo punto di vista: “Il problema non è Ponte Sì o No, ma la forte preoccupazione per l’esistenza in questo Paese di una lobby del cemento che sta puntando a capitalizzare il più possibile la sua vicenda finale. Il decreto di chiusura della Stretto di Messina di fatto ancora non c’è – dice Mazzeo -  ed è soltanto un impegno formale, per cui esiste la possibilità che il ‘Ponte’ si riproduca per i prossimi 100 anni come l’Araba Fenice. Si tratta di un modello che ogni volta che entra in crisi gli si reinventa sempre una nuova funzione e collocazione”. E pensa alle possibili conseguenze: “Aprire un contenzioso sarebbe assurdo, e lo sarebbe ancora di più se attraverso il tentativo di soggetti politici, economici ed imprenditoriali, nell’operazione si volessero spendere soldi per opere collaterali, infrastrutturali, annunciate e lanciate dall’alto, su cui non si è mai discusso, devastanti quanto il Ponte. Questo è il pericolo. Non si danno a nessuno soldi pubblici in regalo”.
IMG_8490Immancabile come sempre, Renato Accorinti, candidato sindaco, in forma retrospettiva e molto realistica fa un’originale analisi sulla storia del movimento No Ponte: “Paradossalmente, sono stati anni meravigliosi, perché ai messinesi è stata data l’opportunità di sentire come proprio il territorio. Certo, ci ha fatto molto male veder sperperare tanti soldi pubblici, ma mi va di cogliere gli aspetti positivi di questa storiaccia. Il territorio è la nostra bellezza e risorsa primaria. La questione Ponte – prosegue Accorinti - ci ha fatto capire dove abitiamo e ci fa sentire offesi, perché con le risorse che abbiamo ci ha tolto il nostro potenziale per ricostruire la città in modo normale. Da questo possiamo trarre esperienza ed energia positiva per unire sempre più persone nella nostra lotta che coinvolge territorio, ambiente, bellezza, cultura, lavoro. C’è proprio tutto.”
Alla domanda, rivolta ai no pontisti, se credono che questa sia l’ultima manifestazione, ha risposto Claudio Risitano: “Siccome siamo per il No al Ponte ma per il Si a tante altre ‘cose’, fino a quando queste ultime non si saranno realizzate, scenderemo in piazza”.
I politici ed i prossimi amministratori di Messina sono stati adeguatamente avvisati.

Corrado Speziale

Fonte: http://www.scomunicando.it/cronaca-regionale/no-ponte-a-messina-la-questione-ponte-non-e-affatto-chiusa